Diceva Mark Twain, "E' più facile ingannare la gente piuttosto che convincerla di essere stata ingannata"
Omero è una continua fonte di frustrazione per gli archeologi, per i filologi e tutti i commentatori... centinaia di pagine con migliaia di nomi, eventi, riferimenti, località ecc. che però finiscono con il confondere le idee anziché aiutarci a chiarirle. Ma se invece la soluzione fosse diversa da quelle faticosamente elaborate nei secoli dai letterati? Perché Omero continuava a lodare l'arte dell'inganno? Perché dormiva... o perché è lui che ha ingannato tutti per 3000 anni? E i miti sono soltanto delle belle favole oppure nascono da eventi reali di cui si comincia solo ora a intravvedere l'origine?
L'ASTUTO OMERO, GEOGRAFO, BIOLOGO, ASTRONOMO, GIALLISTA - Nella sede del CAI, CLUB ALPINO ITALIANO,Via Duccio di Boninsegna 21/23, Milano [via privata, traversa di via Giotto].
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Tutta la
mitologia crea da sempre degli enormi problemi interpretativi; in
particolare, Omero è una continua fonte di frustrazione per gli
archeologi, per i filologi e tutti i commentatori, tanto che da
secoli si discute della “Questione omerica”. L’Iliade e
l’Odissea contengono centinaia di pagine con migliaia di nomi,
eventi, riferimenti, località, che però finiscono con il confondere
le idee anziché aiutarci a chiarirle. Ma se invece la soluzione
fosse diversa da quelle faticosamente elaborate nei secoli dai
letterati? Perché Omero continuava a lodare l’astuzia e l'arte
dell'inganno?
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“Gli sciocchi fanno spesso domande
a cui i saggi non sanno rispondere.”
Antico
proverbio (Giovanni Torriano, Select italian proverbs, 1642 )
Odisseo ritorna da Penelope, 460 a.C., Metropolitan
Museum, New York.
Introduzione – IL
PROTAGONISTA DELL’ODISSEA? FILOTTETE!
“Una bugia fa in tempo a viaggiare
per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.” attribuita a Mark Twain
Stranastoria,quella di Ulisse. Possibile che il re di Itacasene
stialontano per vent’anni, struggendosi
dal desiderio di rivederelasuapatria, abbandoniunabellissimaninfa che vorrebbe renderlo immortalepertornareda una moglie non più giovane,rientri a casa dopo una pericolosissima traversata
in solitaria,nessuno lo riconosca,
neanche il padre olamoglie stessa, ne ammazzi tutti i pretendenti
rischiando diprovocareunasanguinosa
rivoluzione, e finalmente,quandoavrebbe tuttoil diritto di
starsene un po’ tranquillo,decidadi ripartire di nascosto lasciando tutti con
un palmo dinaso? D’accordo,è un racconto mitologico, però,insomma, nonè molto...logico!
E se Ulisse non fosse
stato... Ulisse? Già in molti hanno avuto unaintuizione simile, ma il suggerimento di unapossibile ricostruzione realistica della
vicenda ciarrivadal formidabile e controverso “Omeronel Baltico”,saggiosullageografia omericadiFeliceVinci, di cui potete
trovare un’ampia analisi critica nella seconda parte di questo volume (e un riassunto qui https://astutoomero.blogspot.com/2017/03/omero-racconto-delle-saghe-nordiche.html ). Quasi di
sfuggita, tra lepieghedel discorso, Vinci ipotizza cheilfigliodi Ulisse, Telemaco, abbia
ingaggiato un mercenario perinterpretareUlisse e fare strage
dei Proci, i pretendenti alla mano della madre Penelope.
Lo stessoTelemaco avrebbe poi scritturato un poeta per
raccontare una fantasiosa storia che potessegiustificare tuttigli anni di
assenza del padre; oggi forse un avversario politico invidioso definirebbe quel
poeta un "pennivendolo di regime" (esistevano già allora, a quanto
pare!). Tutto ciò allo scopo di liberarela reggiadaipretendenti che gli stavanomangiandotuttele sostanze; si aggiunga
poi che se qualcuno ne avesse sposatola
madre, Telemaco avrebbe perso il diritto allasuccessione e al regno; era lei infatti di stirpe nobile, essendo figlia
del potentissimo re Icario, mentre Ulisse eraun “parvenu”chesi era arricchito con l’artedeicommerci, dellapirateria e del
saccheggio, attività fra le quali a quei tempi i confini erano piuttosto
labili. I pretendenti stessi, poi, stavano tramando per toglierlo di mezzo, e
quindi bisognava anticiparli al più presto.
Stavo rimuginandosulla faccenda, quando improvvisamente una
possibile soluzioneha attraversato la
mia mente come un lampo. "Oh perbacco, io so chiera quel mercenario!". Riuscite a
immaginarlo? Provatea
pensarci...eppurecelo suggerisceUlissestesso...quando si trova
nella terra dei Feaci. Ulisse afferma di essere il migliore degli Achei nel
tiro con l’arco, subito dopo Filottete!
Filottete, chi era costui?
Qualcuno forse si ricorda di lui grazie al simpatico cartone animato
“Hercules”, prodotto dalla Disney nel 1997, tuttavia in quel caso gli
sceneggiatori si sono fatti prendere un po’ troppo la mano dalla necessità di
inventare una storia divertente, modificando le vicende e i ruoli dei vari
personaggi mitologici, per cui sarà meglio riferirci alle fonti classiche.
L’Iliade ci narra che egli era acapodiun contingente degli Acheicheandavanoalla guerradi Troia. Ma era stato morso ad un piede da
un serpente chegli aveva causato una grave
ferita. La lesione si era infettata tanto da costringere i compagni ad
abbandonarlo sull’isola diLemno.
Latradizionemitica, ripresa daSofocle in una sua opera teatrale,raccontache, secondo una profezia, Troia sarebbe caduta solo conl’aiuto delle armi di Ercole. Filottete era
stato allievo diErcole eneavevaereditato l’arco e le
frecce,percuivenne recuperato sull’isola e curato dal medico acheo Macaone; poi,
proprio Filotteteavrebbe uccisoParide,dando un contributo determinante allasconfittadei Troiani.
Macerto! Il mercenario era Filottete! Persino
il suo nome già significa "colui che ama possedere".Questo spiegamolte cose:conosceva da tempo
Ulisse, e quindi si prestavabene ad
interpretarlo, inoltre era “amico di famiglia”, edunque poteva essere disposto a rischiare la
pelle in una impresa così pericolosa;era poi unabilissimoarciere, evidentementeabituatoaun “numero da circo” come
quello di attraversare con unafrecciagli anelli di dodici scuri allineate, il che
presupponeanche un certo allenamento,
cosa che Ulisse non poteva piùavere
dopo tanti anni per mare. Ammessopoi che
fosse realmente dotato di questa abilità, vistochein tutta l’Iliade, poema che
è molto più realisticodell’Odissea, lo
stesso Ulisse non usa mai l’arco,neanche durante i giochi in onore di Patroclo, nei quali vince invece le
gare di lotta e di corsa. Da notare inoltre che Omero non dice che Filottete fu
abbandonato a Lemno per ordine di Ulisse: questa è un’elucubrazione dei
mitografi successivi, poi ripresa anche da Sofocle, che ha rielaborato i vecchi
miti per costruirci sopra il suo racconto, non molto diversamente da quanto
hanno fatto gli autori della Disney! Quindi non c’è motivo per pensare che
Filottete dovesse covare del risentimento nei confronti di Ulisse o dei suoi
familiari.
Logicamente, i giovani di
Itaca nonconoscevanoFilottete, macerto qualche anziano avrebbepotutoriconoscerlo, per cui
sarebbe stato necessario eclissarsi al più presto a missione compiuta. Come
abbiamo detto, egli era stato ferito gravemente al piede dal serpente,il che doveva avergli lasciato una
evidentezoppìa. E infatti Omero, pur
senza dirlo apertamente, fa di tutto per farci capire che il misterioso
straniero zoppica: infatti cammina lentamente, appoggiandosi a un bastone,
viene paragonato al dio Efesto, zoppo pure lui, si parla insistentemente e
senza motivo apparente dei "piedi", fino alla trovata davvero geniale
della vecchia nutrice che riconosce “Ulisse” dalla ferita al ginocchio
causatada uncinghiale(cosa che non viene mai accennata né nell’Iliade né nel resto
dell’Odissea, in cui le gambe del corridore Ulisse sono assolutamente
perfette). Il riconoscimento avviene proprio mentre gli lava i piedi, quindi
ciò può significare che il problema era nel piede, e non nel ginocchio!
PeròFilottete non siaccontentavadiuna cospicuaricompensa, ma ambiva anche allagloriaeterna!E siccomenonsi
poteva rivelare l’inganno, eccol’ideadi cantarlocome“il migliore degli arcieri achei”,adetta addiritturadelgrande Ulisse. Ma vi parechelostesso Ulisse, che si potrebbe definire quasi
un “milesgloriosus” antelitteram, avrebbe ammesso, nel poema aluidedicato, che c’era qualcuno più bravo di lui?? La sua frase, piùche un lapsus freudiano è un vero e proprio
“messaggio in bottiglia” lanciato ai posteri, come a dire “chi ha orecchieper intendere,intenda!”. E Omero ha lasciato una miriade di
messaggi simili in tutto il poema, utili per farci intuire il reale svolgimento
della vicenda.
Quanto adUlisse,probabilmentedoveva essere morto
da tempo, ucciso in battaglia o annegato sulla via del ritorno. Lo si può
dedurre dal fatto che, in tutta l’Odissea,l’idea che l’eroesiaormaidefunto vieneripetuta più volte
in modo deciso, mentre l’ipotesiche
possa essere ancora vivo viene avanzata in modo dubitativo.La stessa dea Atena, sotto l’aspetto del
mercante Mente, sicontraddice in modo
palese, quando afferma di non essere un indovino, ma chevuole ugualmente formulare una profezia, per
annunciare cheUlisse tornerà. Ma
Mente... mente!
Ed anzi esorta Telemaco a
pensare egli stesso a come cacciare i Proci, essendo ormai diventato adulto,
per cui il figlio di Ulisse parte a cercare notizie del padre proprio dai suoi
migliori alleati. Che dire poi del fatto che Ulisse ad un certopunto discende nel mondo dei morti? O che
nell’episodio di Polifemodichiara di
chiamarsi Nessuno, per cui ilcicloperipeterà che Nessuno loacceca, Nessuno lo uccide? Altri messaggi in
bottiglia, che... nessuno, finora, aveva preso alla lettera!E ancora, non appare molto sospetta la
straordinaria coincidenza temporale, per cui Ulisse tornerebbe ad Itaca dopo
vent’anni,e dopo poche ore suo figlio
sbarcherebbe sulla stessa spiaggia, situata dalla parte opposta rispetto al
porto principale? Epoi, cosa dovremmo
dedurre dalle tradizionali biografie, secondo le quali Omero era cieco??
Vediamo diricostruire con ordine la vicenda, come
potrebbe essersi svolta nella realtà. C'è un vuoto di potere a Itaca, il re Ulisse
è partito da vent'anni per la guerra e non è più tornato. Il principe
Telemaco,tipico adolescente “problematico”,
soffre a Itaca per l'assenza della figura paternae sta meditando il modo di liberarsi dai
Proci, prima che loro si liberino di lui, e gli soffino eredità e potere. E’
arrivato acorte un vecchio cantore cieco
o quasi, affetto dacatarattaoppurevittimadi una ferita, cheaitempidella guerraavevaassistito agli avvenimenti.Magarièstato chiamato,ironia della sorte, dai Proci stessi per
ilproprio divertimento. Telemaco
ascolta la storia dell’Iliadee gli
viene in mente un piano diabolico: partire con la nave e andare a cercare un
arciere abilissimo, killerinfallibile,
per eliminare la concorrenza. Che poi passi dalla reggiadi Nestore, sapendo di trovarlo lì, che
l’idea gli vengadallo stesso Nestore o
da Menelao, oppure si rechi direttamente da Filottete, e inventiuna storia per motivare la sua partenza
improvvisa,questo non è dato sapere, ma
ha poca importanza.
Durante il viaggio di
ritorno,Filottete eTelemacoperfezionano il piano: ordineranno al poeta di corte di mettereassiemeuna serie di racconti e leggende di marinai, ambientati in terre
lontane, per giustificare la lunga assenza di Ulisse. E così, Filottete viene
sbarcato nottetempo in un angolo diItaca, assieme alla sua ricompensa in oro e oggetti preziosi (fatta
passare come dono dei Feaci ad Ulisse); anche Telemaco sbarca sulla stessa
spiaggia con la scusa di andare a visitare le sue proprietà, e tornare in città
a piedi,mentre la nave fa il giro e
arriva in porto (per questo i Proci in agguato nonlavedono transitare).Filottete-Ulissenonvienericonosciutoda nessuno,tranneche dal cane (chenonpuò“testimoniare”,
anche perché muore subito), dalla vecchia nutrice, e in seguito dal padre
Laerte, tutti destinati a morire dalì a
poco senza potere smentire la loro testimonianza. Così moriranno pure tutti gli
avversari di Telemaco, come tutti i Proci e una dozzina di ancelleloro compagne. Gli altri servi fedeli, come
il porcaro Eumeo e il mandriano Filezio, si preoccupano di comunicarci che
riceveranno in premio una bella moglie, una casa e un podere. Mentre un altro
amico di Telemaco, l'araldo Medonte, guarda caso porta lo stesso nome del
"vice" di Filottete, che aveva preso il comando della spedizione a
Troia quando questi era stato lasciato a Lemno.
Quanto a Penelope,
difficile che non ne sapesse niente fin dall’inizio, visto che è proprio lei in
persona a indire la gara di tiro con l’arco da cui prenderà avvio il massacro
dei pretendenti, e comunque non sarà certo lei a denunciare il figlio. Ma
Telemaco non può compiere un golpe sanguinoso e farla franca, per cui fa
raccontare al poeta di corte una lunga storia in cui il legittimo sovrano è
tornato con l'aiuto degli dei per punire gli usurpatori. Compiuta lastrage, anche il falso Ulisse non può restare
lì come se niente fosse, perché qualcuno prima o poi lo riconoscerebbe, per cui
provvede ad autoesiliarsi, lasciando Telemaco unico erede al trono. E infine Omeroviene incaricato di mettere in bella copia lastoria dell’Odissea, e magari di aggiungere
qualcosina(raccontata dallavivavocedi “Ulisse”)
all’Iliade.Ma il poeta inserisce tutta
una copiosa serie di indizi per fare capire come si sono svolti realmente i
fatti. Esequalcuno avesse avuto di che eccepire, il
poeta sarebbe sempre stato in grado di discolparsi:“Sonocieco, come potevo riconoscereFilottete?Nulla vidi, tuttosentii!”. L'Odissea è dunque un poema
celebrativo, nato per legittimare la presa del potere da parte di Telemaco
attraverso la nobiltà delle sue origini, confermata non solo dal “miracoloso” e
vendicativo ritorno del titolare Ulisse, ma anchedalla volontà divina.
Mac’èunaltro “messaggioin bottiglia”,che vale la pena di notare: durante ilviaggio di ritorno dalla reggia di Nestore ad
Itaca, Telemacoporta con sé un certo
Teoclimeno, in fuga per avere assassinato un uomo. Teoclimeno viene presentato
a corte, dichiara di essere un indovinoeprofetizza che Ulisse è già in
patria.Cisi aspetterebbeche Teoclimeno, se non altropergratitudine versoTelemaco che lo
haaccolto togliendolo dai guai,si offrisse di dare una mano nel momento
cruciale della strage dei Proci.Invece
niente,sul più bello sparisce
dallanarrazione e non si fa più vedere!
Già, ma sarà semplicementeun caso che
“Teoclimeno” sembri quasi, come vedremo, un approssimativo anagrammadi “Filottete”?
Matorniamoad Omero, il cui nomepuòsignificareanche “ostaggio”: è possibile che fosse un Troiano, finito
prigionierodegliAchei.Questo spiegherebbe ilmotivo per
cui si avverteche fa il tifo per i
Troiani, e che conoscetroppe coseaccaduteentro le mura di Troia; sefossestatoun cronista acheo, gli
sarebbe stato difficilericostruire gli
avvenimenti troiani dopo la caduta della città. Ciò potrebbe forse spiegare
anche le differenze stilistiche tra Iliade ed Odissea;per quanto simili, Achei e Troiani
dovevanoavere dellepiccole diversità di lingua e di
religione,edopo esserevissutoper vent’anni tra gli
Achei, lostiledel poetapotrebbeessersi adattato
alleusanzedellanuova patria.
Inveceilbuon Telemaco doveva essereuncontaballedi primacategoria, ma che a sua discolpapotevaesclamare “tale il padre,
tale il figlio!”. Per dare un’idea di che bel tipofosse,basta leggere la scena in cuistrangolacon gustoleancelle infedeli. E comunque, eratutt’altrocheun ragazzinospaurito,ma una specie dipiccoloStalinche liquidava ogni
oppositore, e modificava pure la storia a suo uso e consumo! Da Omero ad Orwell
c’è davvero poca differenza!
Chenepensate?Mandiamo questa storia
aSherlock Holmes oppure al tenente
Colombo? Per concludere, devo aggiungere
che per mequesto è stato un “serio
divertimento”, anche se non vorrei che questo concetto inducesse a pensare che
non ci sia stato un grande lavoro di studio e di verifica alla base; qui tutto
è rigorosamente documentato (e anzi, a dire il vero, non c'è cosa più seria del
divertimento). Qualcuno ha superficialmente bollato il mio lavoro come una
"fantasiosa ricostruzione", mentre in realtà andrebbero considerate
fantasiose le complicatissime interpretazioni pesantemente elaborate in miriadi
di studi letterari, che non hanno risolto la questione, ma anzi l'hanno resa
ancor più intricata; oppure potrei controbattere con il gustoso commento del matematico David
Hilbert, al quale era stato riferito che un suo allievo aveva abbandonato
l'università per diventare un poeta: "Non mi stupisce, non aveva
abbastanza immaginazione per fare il matematico.".In questa seconda edizione mi sembra di
averdato risposte esaurienti alle
critiche, non sempre informate e in buona fede, che mi sono giunte da più
parti, in particolare quella di non essere un “esperto” di letteratura greca. Però...
peròho sottoposto la mia ipotesi ad
alcuni grecisti, chedopo esseresobbalzatisullasedia edaverestrabuzzatogli occhi,hanno balbettato qualcosa come “Mah, sì,
èpossibile..., ma non racconti in giro
che glielo ho detto io!”.
Nelle prossime pagine
vedremo come il poema omerico, letto in questa chiave, senza perdere nulla del
suo immenso valore letterario, assuma improvvisamente una unitarietà e una
logica che nessuno prima d’ora aveva mai neanche sospettato, e come la
soluzione arrivi proprio esaminando il racconto da tutti i punti di vista, non
solo da quello dei letterati. L’Odissea non è semplicemente una bella favola
per bambini troppo cresciuti, ma un intricatissimo labirinto ricco di continui
ingegnosi riferimenti, che sfuggono inevitabilmentea chi non ha una solida preparazione
scientifica sul groppone.
“Quandoquebonus dormitat Homerus”, ogni tanto
dormeanche il buon Omero, proclamava
Orazio... ma forse Omero era molto più sveglio di quanto abbiamo sempre
creduto!
Come
invece ha
lasciato scritto
Aristotele (Poetica,
24, 19):
“Omero
ha soprattutto insegnato agli altri come si deve dire il falso”.Ora si capisce perché continuava a lodare l’arte dell’inganno,
era lui il vero re dell'astuzia!