Diceva Mark Twain, "E' più facile ingannare la gente piuttosto che convincerla di essere stata ingannata"
Omero è una continua fonte di frustrazione per gli archeologi, per i filologi e tutti i commentatori... centinaia di pagine con migliaia di nomi, eventi, riferimenti, località ecc. che però finiscono con il confondere le idee anziché aiutarci a chiarirle. Ma se invece la soluzione fosse diversa da quelle faticosamente elaborate nei secoli dai letterati? Perché Omero continuava a lodare l'arte dell'inganno? Perché dormiva... o perché è lui che ha ingannato tutti per 3000 anni? E i miti sono soltanto delle belle favole oppure nascono da eventi reali di cui si comincia solo ora a intravvedere l'origine?
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Capitolo 7 - AH, LE DONNE, CHE INFERNO!
“Queste donne micidiali! Non si può vivere né con loro né senza di loro”
Aristofane
Busto di Omero, copia romana di opera greca, Roma, Museo Capitolino
[...] Siamo nell'oltretomba: Ulisse riprende a raccontare, e dice che molti Achei, sopravvissuti alla guerra,
nel ritorno perirono per colpa di una donna funesta (XI, 384)
Infatti ecco arrivare Agamennone che, dopo aver narrato nuovamente come la moglie e il di lei amante l’abbiano ucciso a tradimento al suo ritorno, si lamenta:
Ah, non c’è niente di più odioso e più cane, di donna
che tali orrori nel cuore si metta
come colei pensò orrendo delitto (XI, 427-429)
E ancora:
… Quel perfido mostro
coprì se stessa d’infamia e tutte in futuro
le donne, anche se ce ne fossero di buone.
Parlava così, e io rispondendogli dissi:
Ah, troppo il seme d’Atreo Zeus vasto tuono
paurosamente perseguitò con trame di donne
fin da principio: per Elena quanti perimmo!
E a te Clitemnestra ordì inganno mentre eri lontano (XI, 432-439)
E infine, come ciliegina sulla torta:
È un essere infido la donna (XI, 456)
Tutte queste affermazioni si riallacciano a quella del capo dei pretendenti, Antinoo, riguardo a Penelope, che abbiamo già incontrato nel primo capitolo. Nel 1897 lo scrittore inglese Samuel Butler diede alle stampe un saggio intitolato “L’autrice dell’Odissea”, in cui sosteneva che il poema doveva essere stato scritto da una donna. A sostegno della sua tesi faceva notare come le nove Muse, le divinità delle arti, fossero tutte donne, e che i primi versi dei poemi contenessero sempre un'invocazione a una dea ispiratrice; inoltre i personaggi femminili risultano molto più liberi, autorevoli ed emancipati rispetto alle donne dell'antica Grecia. Butler poi elencava una serie di poetesse dell'antichità, ad indicare come quest'arte non fosse esclusivamente maschile: oltre alla celeberrima Saffo, vissuta intorno al 600 avanti Cristo, nominava parecchie autrici, le cui opere sono purtroppo in gran parte andate perdute, dai nomi suggestivi come Gorgo, Andromeda, Anactoria, Gongila, Eunica, Girima, Atthis, Mnasidica, Damophile, Erinna, Bauci, Corinna, Diotima. Inoltre nell'Odissea ci sono alcune incongruenze che sembrano caratteristiche di una persona che abbia poca familiarità con le attività più prettamente maschili, come la navigazione e la pastorizia, ma che potrebbero essere dovute anche a più banali errori di copiatura. Tuttavia bisogna rilevare che i cantori epici, come pure i tre citati nell'Odissea, erano tutti maschi; mi pare poi che le ultime affermazioni di Ulisse ed Agamennone mal si concilino con una simile ipotesi. Oppure possiamo divertirci a fare arrabbiare le femministe, dicendo che in fondo quel tale non aveva tutti i torti: dato che nell’Odissea non ci si capiva niente, bisognava pensare che fosse opera di una donna!
Ma stiamo proprio cominciando a vedere come, avendo una chiave di lettura completamente diversa, tante cose diventino improvvisamente molto più chiare: Ulisse è morto da tempo, le sue incredibili avventure sono un espediente per giustificarne la lunga assenza, chi prende il suo posto è un arciere, Filottete, chiamato da Penelope e da Telemaco per liberarsi dei possibili usurpatori. Omero è il geniale cantore di corte che, prendendo spunto da racconti mitologici già esistenti, cucirà assieme la trama con un filo invisibile ma robustissimo, disseminando la storia di indizi che diventano evidenti solo se si conosce già la soluzione. E naturalmente anche Agamennone non può fare a meno di concludere il suo discorso richiamando la figura del figlio Oreste.
E giusto per finire il giro turistico nell’oltretomba [...]
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venerdì 23 settembre 2016
Non dire gatto...
Capitolo 17 – NAVIGATORI E MERCANTI PREISTORICI
“Il vero viaggio di scoperta non consiste
nello scoprire nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.”
Marcel Proust
Marcel Proust
In questo capitolo spiego che tutti i popoli del bacino mediterraneo sono in gran parte di origine europea. E non solo gli esseri umani...
[...] è interessante anche vedere
come l'origine nordica può forse spiegare anche le caratteristiche del gatto
domestico, che per gli egizi era un animale sacro e importantissimo. Si
ritiene che sia stato addomesticato nel Medio Oriente
a partire dal gatto selvatico africano, circa 10.000 anni fa, in coincidenza
con la nascita dell'agricoltura e del bisogno di proteggere i raccolti dai
roditori. Il gatto però ha una folta pelliccia, è abilissimo ad arrampicarsi
sugli alberi (anche se magari non è altrettanto abile a scendere, ma questo non era un
problema nell'Europa antica, che essendo coperta da intricate foreste da tutti
i lati, gli permetteva di trasferirsi da un albero all'altro senza quasi mai
dovere scendere a terra, finché non trovava un ramo abbastanza basso), quando cade
riesce sempre a girarsi sulle quattro zampe, ha un'ottima vista in condizioni
di scarsa luminosità, ha baffi sensibili (le vibrisse) per muoversi al buio, tutte
qualità tipiche di un animale adatto all'habitat delle foreste di latifoglie
temperate; anche se poi la sua intelligenza e capacità di adattamento, e la
simbiosi con l'uomo, gli hanno consentito di vivere a tutte le latitudini e in
tutti gli ambienti, deserti compresi. Il gatto selvatico europeo sembra essere
poco incline alla domesticazione, ma può darsi che anche nel suo caso, come è
successo al lupo trasformatosi in cane dopo millenni di selezione, l'uomo abbia
provveduto a selezionare gli esemplari più mansueti per vivergli accanto,
portandoli poi con sé nelle sue rotte di migrazione; qualche esemplare può
avere preferito la libertà alla vicinanza ingombrante del suo compagno bipede,
tornando a inselvatichirsi anche in ambienti molto diversi dal suo habitat
naturale, per finire magari con l'essere nuovamente adottato dagli esseri umani.
Mentre nell'Egitto le prime tracce di domesticazione risalgono al 2000 avanti
Cristo, si è recentemente scoperta a Cipro una tomba umana del 7500-7000 a.C.
con dei resti di un gatto con caratteri simili (ma non uguali) alla specie
selvatica africana. A buon diritto il nostro amico peloso può considerarsi per
eccellenza l'animale del mistero! Se poi osserviamo che la maggior parte delle
colonie di felini randagi delle nostre città si trova a vivere in mezzo ai
ruderi antichi, allora possiamo dedurne che ci sia una notevole correlazione
tra i gatti e l'archeologia…addirittura, a Roma, la più grossa comunità
di gatti amanti della storia antica ha scelto di risiedere proprio
nel luogo dove fu assassinato Giulio Cesare!
Un articolo da "Le Scienze" http://www.lescienze.it/news/2016/09/22/news/gatti_antichi_diffusione_genetica_domesticazione-3243368/?ref=nl-Le-Scienze_23-09-2016
Statua e mummia di gatto, Egitto, Museo del Castello del
Buonconsiglio, Trento
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