"E’ più
facile spezzare un atomo che un pregiudizio”.
Albert Einstein
Albert Einstein
Considero questo libro un doveroso omaggio a Giulio Giorello, vero
“uomo di multiforme ingegno”, che meglio di me e di tutti
ha saputo coniugare la passione per la scienza
con la mitologia e i poemi omerici.
Perché un filosofo della scienza come Giorello ne ha scritto la prefazione? Perché questo è il primo saggio che affronta realmente i poemi omerici, e in particolare l'Odissea, dal punto di vista dell'indagine scientifica senza pregiudizi, scritto da un giornalista scientifico laureato in Scienze Naturali, con trent'anni di esperienza nel campo della divulgazione.
Un tipo di approccio completamente diverso da quello usato finora dai letterati, che tendono a risolvere ogni problema con le facili soluzioni degli errori di copiatura, delle licenze poetiche e delle interpolazioni introdotte senza apparente motivo da altri poeti. Con la corretta individuazione dell'ambiente storico, geografico e archeologico si risolve l'infinità di problemi che hanno fatto ammattire generazioni di studiosi.
Perché un filosofo della scienza come Giorello ne ha scritto la prefazione? Perché questo è il primo saggio che affronta realmente i poemi omerici, e in particolare l'Odissea, dal punto di vista dell'indagine scientifica senza pregiudizi, scritto da un giornalista scientifico laureato in Scienze Naturali, con trent'anni di esperienza nel campo della divulgazione.
Un tipo di approccio completamente diverso da quello usato finora dai letterati, che tendono a risolvere ogni problema con le facili soluzioni degli errori di copiatura, delle licenze poetiche e delle interpolazioni introdotte senza apparente motivo da altri poeti. Con la corretta individuazione dell'ambiente storico, geografico e archeologico si risolve l'infinità di problemi che hanno fatto ammattire generazioni di studiosi.
PREFAZIONE di Giulio Giorello
La questione omerica è secolare, se non millenaria. Avverte opportunamente l’autore di questo volume che già nell’Antichità si desiderava saperne di più circa il “cieco” Omero, il cantore di cui si potrebbe dire “che ai numi per la voce somiglia”, come leggiamo dell’aedo Femio nel primo libro dell’Odissea. È stato un curioso filosofo-filologo, Giambattista Vico, a spostare i termini del problema, vedendo in Omero semplicemente un nome per quella sapienza dei popoli che riusciva a esprimersi nella “concreta” logica del mito. Del resto, il protagonista dell’Odissea era assurto a esploratore troppo audace con Dante, a simbolo di “eroico furore” in Giordano Bruno, a machiavellico consigliere politico (non digiuno di astronomia copernicana!) in Shakespeare. Nell’Ottocento è diventato il simbolo del “prudente” ricercatore, per la penna di quell’Ulisse moderno che si sentiva Charles Darwin nel suo Viaggio sul Beagle; nel Novecento si è risvegliato residente in Eccles Street n. 7 e cittadino di Dublino nei panni di Leopold Bloom, “ebreo greco” o, se si preferisce, “greco ebreo” gettato nell’Irlanda divisa tra repubblicani e orangisti, tra uomini d’ordine e risoluti ribelli pronti all’uso della “forza fisica”. E al nuovo Omero del xx secolo, cioè il cieco (in vecchiaia) James Joyce era familiare la bizzarra ipotesi di Samuel Butler, che riteneva che il vero autore dell’Odissea fosse… un’autrice – più precisamente, una nobile siciliana dell’Età del Bronzo.
La questione omerica è diventata un labirinto,
non meno complesso di quello che si immagina architettato da Dedalo,
e in un momento di lucida sincerità Alberto Majrani confessa: “Ma
se io fossi così pazzo da scrivere un libro su quest’idea, Lei
sarebbe così pazzo da farmene la prefazione?” Il Lei
sono io. La mia non mi sembra troppo grande; quanto alla follia
dell’Autore, diremo con Manzoni che giudichi
chi sa – e con Shakespeare che
comunque in tale follia c’è del
metodo. Ma non sveliamo – per non
sciupare la sorpresa al lettore – la soluzione dell’enigma.
Basterà dire qui che non si tratta tanto della risposta alla domanda
Chi è Omero?,
bensì a quella ancor più impegnativa Chi
è Ulisse? L’eroe, infatti, ha due
nomi: Ulisse e Nessuno. Uno evoca sofferenza, ma anche odio; l’altro
la non-identità. Il che vuol dire che quella costellazione di miti
che si dispiega sopra Itaca e sopra Troia lascia aperto il gioco
dell’interpretazione.
Majrani pensa al primo dei tanti Omero
possibili come a un cantore di corte che “si occupa di raccontare
una storia che giustifichi la presa del potere del suo signore,
avvenuta tramite una congiura di palazzo”. Fin qui, tutto bene; ma
poi sostiene che quel “geniale inventore” avrebbe disseminato la
sua opera di indizi per farci intendere una più profonda versione
degli eventi: fino a spostare persino le Colonne d’Ercole dal
Mediterraneo alle coste dell’Ulster, dove sorge quella
“straordinaria formazione naturale” nota oggi come Giant’s
Causeway. Chissà se ne sarebbero stati contenti Butler, Joyce o
l’epico W.B. Yeats? Se la mitologia (non solo greca!) è ricca di
sdoppiamenti, in essa non mancano curiose identificazioni tra
personaggi apparentemente opposti, che agli occhi degli dei (e dei
lettori) si rivelano la stessa cosa, un po’ come capita coi Teologi
di un celebre racconto di Borges. Quella di Majrani non sarà forse
la storia vera, ma è comunque ben
trovata. Ci spiace solo una cosa:
che il suo “infallibile arciere” consumi alla fine la propria
vendetta, mentre le nostre umane simpatie vanno a quell’avatar
che è il già citato Bloom. Il quale (a proposito di radici
ebraiche!) non
“lapida” la sua adultera, né
(a proposito di radici greche!) uccide il pretendente, ma si insinua
dolcemente nel letto dell’infedele Penelope-Molly, affascinandola
con le parole con cui racconta la sua quotidiana Odissea dublinese.
Giulio Giorello †
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Giulio Giorello
ha insegnato Filosofia della Scienza presso l’Università degli
Studi di Milano. Dalla filosofia e storia della matematica è passato
a interessarsi alle tematiche del cambiamento scientifico e delle
relazioni tra scienza, etica e politica. Collaborava con il Corriere
della Sera e con il Piccolo Teatro di Milano; dirigeva, presso
Raffaello Cortina Editore, la collana Scienza e idee. Nel 2001 è
stato insignito della Medaglia per alti meriti scientifici dal
Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Recentemente aveva
pubblicato: Prometeo, Ulisse, Gilgameš. Figure del mito (Milano
2004); Di nessuna chiesa (Milano 2005); con Pier Luigi Gaspa, La
scienza tra le nuvole (Milano 2007); con Edoardo Boncinelli, Lo
scimmione intelligente (Milano 2009); e con Ilaria Cozzaglio, La
filosofia di Topolino (Parma, 2013). Il virus Covid-19 ce l’ha
portato via il 15 giugno 2020: la Scienza, a cui Giorello
ha dato tanto, non è riuscita a difenderlo da un esserino
apparentemente insignificante ma pericolosissimo. Si potrebbero
adattare alla sua persona le parole del
matematico e astronomo torinese Joseph-Louis Lagrange che si dolse
della decapitazione di Antoine-Laurent de Lavoisier durante la
rivoluzione francese dicendo: «Ci è voluto solo un istante perché
gli staccassero la testa, ma la Francia non ne avrà una così
neanche in un secolo.» Di Giulio
Giorello rimangono il
ricordo della simpatia e della disponibilità, nascosti sotto la
maschera di burbero professore.
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