Iliade e Odissea. Omero raccontò delle saghe nordiche?
di Alberto Majrani
(English version http://cunninghomer.blogspot.com/2018/05/homer-told-of-some-nordic-sagas.html )
Chi era Omero? E chi era Ulisse? C’è una verità nascosta dietro gli immortali versi dell’Iliade e dell’Odissea?
Da tre millenni queste domande incuriosiscono generazioni di studiosi di
tutto il mondo. Giambattista Vico usò il termine “questione omerica”
per definire l’infinita serie di enigmi creati dai due poemi: un
autentico mattone indigesto per i poveri studenti e gli altrettanto
poveri insegnanti.
E ancora: la guerra di Troia è un evento storico realmente verificatosi,
oppure è solo l’invenzione di uno o più poeti, vissuti in epoche
diverse?
E i resti archeologici trovati presso il villaggio turco di Hissarlik
appartengono davvero alla città di Priamo ed Ettore, oppure questa
identificazione è solo il frutto della lucida follia di Heinrich
Schliemann, un archeologo dilettante, fortunato quanto incompetente? https://astutoomero.blogspot.it/2016/06/il-padre-dellarcheologia-o-della.html
In realtà nulla è sicuro, o scientificamente provato. Si tratta di una
lunga serie di teorie e supposizioni, più o meno plausibili, che hanno
dato luogo a infinite polemiche tra gli studiosi. Al principio degli
anni ’90 sono stati pubblicati due libri che collocano decisamente a nord l’ambiente
dove operano Ulisse e compagni. Il primo è del giornalista Iman
Wilkens, intitolato Where once Troy stood (Dove un tempo stava Troia),
che localizza l’antica Troia in Inghilterra, rilanciato recentemente
grazie alla citazione del romanziere Clive Cussler nel suo Trojan
Odyssey (tradotto in italiano con il titolo abbastanta fuorviante di "Odissea").
L’altro, più convincente, pur con qualche piccolo errore che
esamineremo, è il risultato dell'accurata ricerca di un ingegnere
nucleare appassionato di letteratura antica, Felice Vinci, pubblicata in
un saggio intitolato Omero nel Baltico, pubblicato in ben cinque
edizioni e recentemente tradotto anche in russo, inglese, svedese,
estone, danese, francese e tedesco, di cui potete leggere due articoli:
http://www.duepassinelmistero.com/omeronelbaltico.htm
http://www.antikitera.net/download/Omero_nel_Baltico.pdf
I due libri hanno messo in crisi una delle poche certezze, ossia la
grecità dei poemi e della mitologia classica, poiché anche se è vero che
i poemi sono scritti in greco (ma il greco omerico è abbastanza diverso
da quello classico), la localizzazione dei luoghi descritti da Omero
mal si concilia con le omonime località del Mediterraneo, tanto da aver
generato la diceria secondo cui “Omero è un poeta e non un geografo”.
Non so se esista un sindacato dei poeti che possa organizzare una
manifestazione di protesta contro l'idea che un poeta debba
necessariamente essere incompetente in geografia! E poi Omero era un
pignolo che descriveva tutto con un’accuratezza minuziosa, difficilmente
avrebbe sbagliato continuamente e sistematicamente proprio sul nucleo
dei suoi racconti, cioè la vita di eroi e popoli navigatori. Inoltre, è
possibile che nessuno, mentre declamava i suoi versi nelle corti, tra
guerrieri, mercanti, marinai e altri cantori, gliel’avesse mai fatto
notare?
Vinci spiega come i poemi omerici siano verosimilmente delle saghe
nordiche giunte fino al Mediterraneo lungo la via dell’ambra. Ciò
giustifica le incongruenze geografiche e climatiche dei racconti, come
il clima freddo, spesso tempestoso e nebbioso (e la stagione della
navigazione era l'estate), gli assurdi percorsi di viaggio, le
descrizioni che non quadrano, i capelli biondi di molti protagonisti, e
così via. All'epoca il clima era più caldo dell'attuale, e consentiva lo sviluppo di una ricca civiltà nel Mar Baltico. Secondo il nostro ingegnere, i nordici navigatori, scesi in
Grecia a fondare nel XVI a.C. la civiltà micenea (tra poco vedremo come modificare questo dato), avrebbero cominciato a
rinominare i luoghi del Mediterraneo basandosi sulle loro località di
origine, tramandate da mitologie e religioni, allo stesso modo come in
America o in Australia avrebbero fatto secoli dopo i colonizzatori
europei. Sappiamo dalle testimonianze storiche che i geografi antichi
ribattezzavano le località mediterranee; l'unica sostanziale novità,
introdotta da Vinci, è che questo lavoro sia stato un po’ più ampio di
quanto si era creduto finora. Dopo un lungo periodo di trasmissione
orale, i secoli bui del cosiddetto medioevo ellenico, i poemi sarebbero
stati messi per iscritto intorno all’VIII a.C., quando si trovano le
prime tracce scritte e le prime raffigurazioni. Sintetizzare le miriadi
di spunti del volume di Vinci è impossibile; è stupefacente che molti
addetti ai lavori lo ignorino tutt’ora, forse per aver superficialmente
bollato la tesi come assurda senza averla esaminata con l’accuratezza
che invece richiede. Possiamo solo aggiungere che la prefazione del
libro è stata scritta dalla professoressa Rosa Calzecchi Onesti, una
delle massime traduttrici di Omero, e che diverse riviste scientifiche hanno pubblicato lunghi estratti del saggio.
Alla fine del 2013 anche il mondo accademico si è finalmente mosso: è
uscito un numero speciale della prestigiosa (e costosa)
Diverse urne etrusche rappresentano
Ulisse e le sirene, con una nave a doppia prua, con la vela quadrata e gli
scudi sui bordi, proprio come le navi vichinghe.
Rivista di
Cultura Classica e Medioevale http://www.libraweb.net/sommari.php?chiave=65
interamente dedicato a "La Scandinavia e i poemi omerici"; potete leggerne un estratto di 67 pagine qui https://www.academia.edu/74050014/EVIDENZE_DI_UN_ORIGINARIA_MATRICE_NORDICA_DELL_ILIADE_E_DELL_ODISSEA . La teoria
vinciana è apprezzata da numerosi studiosi, osteggiata da acerrimi
detrattori, e ignorata totalmente da altri.
Nell’appendice del mio saggio “Ulisse, Nessuno, Filottete” (Logisma editore http://www.logisma.it/ulisse.htm
) e ora nelle 400 pagine del nuovo "L'ASTUTO OMERO" (che potete acquistare qui https://astutoomero.blogspot.com/2017/07/neomecenatismo.html ) mi sono preso la briga di apportarne alcune correzioni, sia dal punto
di vista geografico che, ancor più importante, da quello storico e
archeologico.
In sintesi, nel caso della tradizionale localizzazione mediterranea delle vicende, poiché nell’800 a.C. il mondo descritto da Omero non esisteva più da circa 400 anni, si è stati costretti a ipotizzare un lungo periodo di trasmissione orale dei poemi, prima che qualcuno li mettesse per iscritto. Anche Vinci sostiene l’idea della trasmissione orale, partendo addirittura dal XVI secolo. Ma spostandone l’origine nei mari nordici tutto cambia! Per esempio l’età del Ferro nel Nord Europa è cominciata a pieno titolo solo intorno al VI a.C., quindi non c’è da stupirsi se le armi descritte da Omero sono di bronzo. Secondo Vinci la migrazione dei popoli nordici sarebbe stata innescata da un brusco peggioramento climatico, ben testimoniato dagli studi paleoclimatologici, che avrebbe reso quasi invivibili le latitudini nordiche. Circa 3000 anni fa c'è stato un altro periodo caldo, anche se non così intenso come quello precedente, che è declinato intorno all'ottavo secolo avanti Cristo. I poemi potrebbero essere arrivati nel mondo ellenico anche poco prima della fine dell’ottavo secolo e subito trascritti; e gli eventi narrati risalgono più o meno alla stessa epoca, VIII secolo o poco prima, durante il periodo della transizione tra bronzo e ferro nell'Europa nordica. In questo modo non c’è più neanche la necessità di immaginare un lungo periodo di oralità, oltretutto con un bellicoso medioevo in mezzo, prima che i poemi fossero messi per iscritto: tutto può essere avvenuto pochi anni dopo l’arrivo del cantastorie Omero, o di qualcuno della sua scuola, in Grecia. Secondo alcuni autori, l’Iliade e l’Odissea sarebbero state messe ufficialmente per la prima volta per iscritto intorno al VI a.C., all’epoca del tiranno ateniese Pisistrato (ma anche questa notizia non è del tutto sicura). Gli eruditi del tempo avrebbero provveduto a raccogliere e ad accorpare in due racconti organici le differenti versioni dei poemi che giravano in Grecia a quell’epoca, il che potrebbe giustificare alcune variazioni dialettali che si riscontrano. Quanto alla lingua, il Greco presenta molte più affinità con le lingue germaniche e scandinave che con quelle mediterranee; la Grecia e alcune altre zone del Mediterraneo hanno subito parecchie invasioni da nord nel corso della protostoria, e quindi i poemi possono essere giunti assieme a una di queste migrazioni, mentre altre invasioni in tempi e luoghi diversi hanno portato diverse lingue e varianti dialettali nelle isole e nelle località del nostro mare.
Inoltre non c'è solo la via terrestre: le fonti
storiche egizie ci parlano di misteriosi “popoli del mare”
provenienti da verdi isole situate nell’Oceano, che entravano a far
razzie nel Mediterraneo: gli archeologi continuano a disputare da
tempo sul loro luogo di origine. Molti ritengono che provenissero
dalla Turchia o dal Vicino Oriente, che però per gli Egizi non erano
certo luoghi misteriosi e sconosciuti, ma a questo punto è facile
pensare che questi possenti guerrieri provenissero dalle isole
britanniche e dal Nord Europa; lo proverebbero anche le somiglianze
tra molti reperti archeologici. Tutta la scandinavia
è piena di graffiti che rappresentano navi e guerrieri.
Negli altri interventi su questo sito, e nel mio libro, possiamo vedere come un’altra chiave, forse ancor più sorprendente, ci consenta di individuare l’origine di certe mitologie di cui finora non si è mai capito molto, nonché di chiarire meglio ulteriori punti oscuri a cui abbiamo accennato, mettendo in luce la straordinaria coerenza delle opere di Omero e rivalutando pienamente la maestria del loro autore https://astutoomero.blogspot.it/2016/05/parte-prima-chi-come-e-perche.html.
Riepilogando, invece, le interpretazioni che sono insegnate tutt’ora nelle scuole e nelle università di tutto il mondo, i poemi omerici sembrerebbero un caso praticamente unico, fuori da tutti gli schemi e da tutte le logiche. Senza uno scopo, senza un autore, senza un committente, e che raccontano storie mai avvenute di personaggi mai esistiti, in luoghi introvabili, se non a costo di continue forzature interpretative. Forse c’è qualcosa che non va.
Adesso invece abbiamo un autore, il signor Omero, che ha composto un poema elogiativo per la casa regnante; un committente, il nuovo re di Itaca, Telemaco (e forse la sua famiglia); dei personaggi realmente esistiti, ma di cui non avevamo finora alcuna testimonianza sicura; delle storie realmente avvenute (una volta depurate dalle parti più fantasiose), in luoghi in buona parte identificabili come i mari e le isole del Nord Europa, nell'epoca di transizione tra l'età del bronzo e l'età del ferro. Ora tutto, finalmente … va!
videoconferenza
Quando avete voglia di sorbirvi tutta una videoconferenza,
qui potete divertirvi con la vera storia dell'Odissea!
Con me l'archeoastronomo Guido Cossard! La trovate su
https://www.youtube.com/watch?v=jQfBOuNIqSQ
la videoconferenza si riferisce alla prima edizione del libro
tutto quello che vedrete (e molto di più) si trova nella nuova edizione che potete acquistare a prezzo scontato qui https://astutoomero.blogspot.com/2017/07/neomecenatismo.html
Tutta la mitologia crea da sempre degli enormi problemi interpretativi; in particolare, Omero è una continua fonte di frustrazione per gli archeologi, per i filologi e tutti i commentatori, tanto che da secoli si discute della “Questione omerica”. L’Iliade e l’Odissea contengono centinaia di pagine con migliaia di nomi, eventi, riferimenti, località, che però finiscono con il confondere le idee anziché aiutarci a chiarirle. Ma se invece la soluzione fosse diversa da quelle faticosamente elaborate nei secoli dai letterati? Perché Omero continuava a lodare l’astuzia e l'arte dell'inganno?
Ormai ho letto quasi tutto sui poemi Omerici e su Omero ma il libro che mi ha fulminato è stato L'assedio e il Ritorno di Franco Ferrucci.Omero vissuto o no rappresentA la nostra civiltà mediterranea E la nostra vita altro che Nord,tutte balle .
RispondiEliminala localizzazione nel nord europa non esclude che i poemi rappresentino la civiltà mediterranea. del resto che i Dori abbiano fatto almeno 2 migrazioni/invasioni prevenendo dal Nord è cosa che abbiamo sempre studiato. In particolare si parte da Plutarco, che colloca l'isola di Ogigia a 5 giorni di navigazione a ovest della Britannia, e dall'Edda di Snolti che collega il nome della stirpe dei Danai alla Danimarca. Notare poi la similitudine narrativa della Telemachia, col padre (creduto) morto e la madre (possibile) infedele e le vicende dell'Amleto > HAMLET, che letto a rovescio fa TEL(E)MAH. Bisogna leggerlo il libro di Vinci prima di dare giudizi affrettati.
EliminaFulminato proprio... come dire che siccome Roma è il centro della cristianità, ciò significa che Gesù Cristo era romano
RispondiEliminabella risposta a chi a il prosciutto dentro ....le orecchie
Eliminasenza dubbio...sono storie nordiche...Troia è a nord...
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