Diceva Mark Twain, "E' più facile ingannare la gente piuttosto che convincerla di essere stata ingannata"
Omero è una continua fonte di frustrazione per gli archeologi, per i filologi e tutti i commentatori... centinaia di pagine con migliaia di nomi, eventi, riferimenti, località ecc. che però finiscono con il confondere le idee anziché aiutarci a chiarirle. Ma se invece la soluzione fosse diversa da quelle faticosamente elaborate nei secoli dai letterati? Perché Omero continuava a lodare l'arte dell'inganno? Perché dormiva... o perché è lui che ha ingannato tutti per 3000 anni? E i miti sono soltanto delle belle favole oppure nascono da eventi reali di cui si comincia solo ora a intravvedere l'origine?

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sabato 17 ottobre 2020

E IL FIUME MORMORA (IN NORVEGIA)

 

Cogliamo l'occasione per esaminare un'altra delle critiche che vengono rivolte a Vinci, così come viene riportata da Wikipedia: “Le prove che Vinci sostiene di aver rintracciato nei testi omerici a favore della ambientazione baltica sono talvolta assolutamente inconsistenti. Ad esempio la descrizione del modo con cui Ulisse si salva dal mare ed arriva alla terra dei Feaci (libro V dell'Odissea), che secondo Vinci farebbe pensare ad un fenomeno di marea che spinge l'acqua del mare a risalire la corrente dei fiumi (tipico dei mari oceanici), in realtà dimostra proprio il contrario; l'eroe infatti una volta raggiunta la riva del fiume si toglie dal petto il velo che gli aveva dato Ino Leucotea (la dea marina figlia di Cadmo) e lo getta nel fiume ‘che correva mormorando verso il mare’. Quindi la corrente del fiume era diretta dall'interno verso il mare e non viceversa”. Questa è una splendida dimostrazione di come certi grecisti farebbero meglio a occuparsi di letteratura e non di geografia fisica: da che mondo è mondo i fiumi continuano a scorrere verso il mare, anche quando la marea è in grado di poterne risalire IN PARTE il corso! Quindi la descrizione omerica corrisponde perfettamente alla morfologia nordica: l'onda di marea sospinge il naufrago Ulisse all'interno della foce del fiume, fino al punto in cui le due spinte, quella dell'acqua del fiume che scende, e quella del mare che risale, si annullano a vicenda. A questo punto Ulisse può prendere terra e liberarsi del velo magico della dea marina, restituendolo al mare, che nel frattempo ha esaurito la sua spinta di marea e si sta ritirando. Il fiume “mormora” proprio perché le sue acque non scorrono in modo fluido, ma sono ostacolate dalla corrente di marea. Ulisse poi passa la notte avvolgendosi nel fogliame, finché al mattino verrà risvegliato dalle ragazze che vanno alla foce per lavare i panni (e i panni vanno lavati nell'acqua dolce, e tranquilla) e per giocare a palla.


Bergen, Norvegia, i monti ombrosi della terra feacia?

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