Diceva Mark Twain, "E' più facile ingannare la gente piuttosto che convincerla di essere stata ingannata"
Omero è una continua fonte di frustrazione per gli archeologi, per i filologi e tutti i commentatori... centinaia di pagine con migliaia di nomi, eventi, riferimenti, località ecc. che però finiscono con il confondere le idee anziché aiutarci a chiarirle. Ma se invece la soluzione fosse diversa da quelle faticosamente elaborate nei secoli dai letterati? Perché Omero continuava a lodare l'arte dell'inganno? Perché dormiva... o perché è lui che ha ingannato tutti per 3000 anni? E i miti sono soltanto delle belle favole oppure nascono da eventi reali di cui si comincia solo ora a intravvedere l'origine?

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domenica 25 settembre 2016

Capitolo 7 - AH, LE DONNE, CHE INFERNO!






“Queste donne micidiali! Non si può vivere né con loro né senza di loro”

Aristofane



Busto di Omero, copia romana di opera greca, Roma, Museo Capitolino



[...] Siamo nell'oltretomba: Ulisse riprende a raccontare, e dice che molti Achei, sopravvissuti alla guerra,



nel ritorno perirono per colpa di una donna funesta (XI, 384)



Infatti ecco arrivare Agamennone che, dopo aver narrato nuovamente come la moglie e il di lei amante l’abbiano ucciso a tradimento al suo ritorno, si lamenta:



Ah, non c’è niente di più odioso e più cane, di donna

che tali orrori nel cuore si metta

come colei pensò orrendo delitto (XI, 427-429)



E ancora:



… Quel perfido mostro

coprì se stessa d’infamia e tutte in futuro

le donne, anche se ce ne fossero di buone.

Parlava così, e io rispondendogli dissi:

Ah, troppo il seme d’Atreo Zeus vasto tuono

paurosamente perseguitò con trame di donne

fin da principio: per Elena quanti perimmo!

E a te Clitemnestra ordì inganno mentre eri lontano (XI, 432-439)



E infine, come ciliegina sulla torta:



È un essere infido la donna (XI, 456)



Tutte queste affermazioni si riallacciano a quella del capo dei pretendenti, Antinoo, riguardo a Penelope, che abbiamo già incontrato nel primo capitolo. Nel 1897 lo scrittore inglese Samuel Butler diede alle stampe un saggio intitolato “L’autrice dell’Odissea”, in cui sosteneva che il poema doveva essere stato scritto da una donna. A sostegno della sua tesi faceva notare come le nove Muse, le divinità delle arti, fossero tutte donne, e che i primi versi dei poemi contenessero sempre un'invocazione a una dea ispiratrice; inoltre i personaggi femminili risultano molto più liberi, autorevoli ed emancipati rispetto alle donne dell'antica Grecia. Butler poi elencava una serie di poetesse dell'antichità, ad indicare come quest'arte non fosse esclusivamente maschile: oltre alla celeberrima Saffo, vissuta intorno al 600 avanti Cristo, nominava parecchie autrici, le cui opere sono purtroppo in gran parte andate perdute, dai nomi suggestivi come Gorgo, Andromeda, Anactoria, Gongila, Eunica, Girima, Atthis, Mnasidica, Damophile, Erinna, Bauci, Corinna, Diotima. Inoltre nell'Odissea ci sono alcune incongruenze che sembrano caratteristiche di una persona che abbia poca familiarità con le attività più prettamente maschili, come la navigazione e la pastorizia, ma che potrebbero essere dovute anche a più banali errori di copiatura. Tuttavia bisogna rilevare che i cantori epici, come pure i tre citati nell'Odissea, erano tutti maschi; mi pare poi che le ultime affermazioni di Ulisse ed Agamennone mal si concilino con una simile ipotesi. Oppure possiamo divertirci a fare arrabbiare le femministe, dicendo che in fondo quel tale non aveva tutti i torti: dato che nell’Odissea non ci si capiva niente, bisognava pensare che fosse opera di una donna!

Ma stiamo proprio cominciando a vedere come, avendo una chiave di lettura completamente diversa, tante cose diventino improvvisamente molto più chiare: Ulisse è morto da tempo, le sue incredibili avventure sono un espediente per giustificarne la lunga assenza, chi prende il suo posto è un arciere, Filottete, chiamato da Penelope e da Telemaco per liberarsi dei possibili usurpatori. Omero è il geniale cantore di corte che, prendendo spunto da racconti mitologici già esistenti, cucirà assieme la trama con un filo invisibile ma robustissimo, disseminando la storia di indizi che diventano evidenti solo se si conosce già la soluzione. E naturalmente anche Agamennone non può fare a meno di concludere il suo discorso richiamando la figura del figlio Oreste.

E giusto per finire il giro turistico nell’oltretomba [...]


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